
Ottenere un passaporto diplomatico: guida e alternative 2025
15/08/2025
Vai via dall’Italia: ti dimostriamo, come aprendo un’attività e guadagnando 100 mila euro, ne devi quasi 107 mila al fisco
Via dall’Italia: nel 2024, circa 156.000 italiani hanno lasciato il Paese, con un aumento del 36% rispetto all’anno precedente. Di questi, 93.400 avevano tra i 18 e i 40 anni. Non pensionati, non fuggitivi: giovani, lavoratori, menti attive. Se ne vanno. Non per capriccio, ma perché hanno capito che l’unica scelta sensata per chi vuole costruire qualcosa è una sola: andare via dall’Italia.
Non farti spremere dal fisco, crea il tuo Piano B! Non è una frase fatta, è una constatazione statistica e quotidiana. Chi apre partita IVA in Italia si trova a combattere non con il mercato, ma con lo Stato. E nella maggior parte dei casi perde. Perché il sistema fiscale è progettato per colpire chi produce, non chi evade.
Se ancora ti chiedi perché andare via dall’Italia, basta fare un piccolo esercizio per fartelo capire. Facciamo un esempio pratico. Apri un’attività, lavori duro, rischi del tuo, chiudi l’anno con 100.000 euro di utile. Hai fatto tutto bene. Eppure, ne esci peggio di prima. Perché quello che guadagni, lo devi restituire – quasi tutto – prima ancora di poterne vedere il beneficio.
Un artigiano in contabilità ordinaria, con 500.000 euro di fatturato e 100.000 euro di utile, si vede portare via 54.457 euro tra IRPEF, INPS e addizionali varie. Ne restano 45.543. Ma poi il colpo di grazia: gli acconti per l’anno successivo. Altri 52.522 euro. Totale da versare: 106.979 euro. Hai guadagnato 100.000, ne devi 107.000. Il conto non torna.
Il sistema degli acconti è l’apoteosi dell’assurdo fiscale. Paghi in anticipo le imposte di un reddito che forse non realizzerai mai. Se guadagni meno? Sanzioni. Se azzardi una previsione? Rischi. Se segui il metodo storico? Prelevano a occhi chiusi. L’unico modo per evitare la bancarotta è non guadagnare troppo. O cambiare Paese.
Piano B per andare via dall’Italia
A Panama, ad esempio, i redditi prodotti all’estero non sono soggetti a tassazione. E per mantenere la residenza a Panama non viene richiesto di vivere lì stabilmente. Tradotto: puoi trasferire la tua base fiscale in un Paese che non ti tassa sul lavoro che svolgi fuori dai suoi confini, e che non ti chiede nemmeno di restare fisicamente sul posto. È legalità internazionale, non evasione. Ed è una delle tante vie percorribili da chi decide, legittimamente, di dire basta.
Nel 2024, quei 156.000 che hanno deciso di emigrare e quelli che lo hanno fatto prima, non sono fuggitivi. Sono persone che hanno scelto di non restare prigioniere di un sistema che li penalizza per ogni passo in avanti. Il fisco italiano non aspetta di vedere se ce la fai. Ti chiede di pagare subito, anche se affondi. E i numeri parlano chiaro.
Chi fa impresa in Italia paga il passato e il futuro contemporaneamente. Nessun premio per il merito, nessun margine per l’errore. Il successo viene tassato in anticipo. Il fallimento, invece, è punito con gli interessi. In questo quadro, l’unico consiglio possibile da dare a un giovane con ambizioni è anche il più triste: vai via dall’Italia.
Il sistema fiscale italiano è una macchina mangia-liquidità. Produce cassa per lo Stato e fallimenti per i cittadini. Fallisce chi guadagna ma non ha liquidità per coprire gli anticipi. Fallisce chi ci prova. Fallisce chi ci crede. Perché il vero utile, in Italia, lo fa solo il fisco.
Devi andare via dall’Italia se vuoi fare impresa. Perché in Italia guadagnare non basta. Aprire un’attività e chiudere l’anno in utile non significa automaticamente avere soldi in tasca. Anzi, spesso succede l’opposto: più fatturi, più sei nel mirino. Paghi imposte, contributi, addizionali, e quando pensi di aver finito… arrivano gli acconti.